L’antica saggezza yogica insegna che ognuno di noi è una parte del Tutto, del Divino, del Brahman. Più che mai, in questo momento di pandemia ci viene ricordato che siamo come i rami di un albero, colpiti dalle azioni e dalle decisioni reciproche.

Questa pandemia ha causato sofferenze e traumi su vasta scala. Milioni di persone hanno perso la vita, molti di quelli che hanno avuto il covid subiranno impatti a lungo termine sulla loro salute, centinaia di migliaia hanno perso i mezzi di sussistenza e la casa: la vita di tutti è stata sconvolta come mai prima d’ora. Le ricadute economiche, sociali e psicologiche si faranno sicuramente sentire negli anni a venire. Dobbiamo ricordare che siamo tutti uno. Abbiamo bisogno di unirci. Molto ci sarà chiesto come razza umana. Dovremo superare gli ostacoli sociali causati da una profonda sfiducia nell’“altro” in modo da poter lavorare insieme per risolvere i problemi, accettare, innovare e imparare dai nostri errori.

Come studenti e praticanti di yoga, possiamo sapere che, secondo le Upanishad e come spiegato da Krishna nella Bhagavad Gita, il percorso dell’azione disinteressata – il karma yoga o lo yoga dell’azione – è un percorso diretto verso la liberazione spirituale.

Seva, incorporato nel karma yoga, è una parola sanscrita che significa “servizio disinteressato”.

Seva allora ci può aiutare a portare nel mondo uno stato di empatia radicale, dandoci la possibilità di influenzare positivamente le nostre comunità.

Ognuno di noi ha il potenziale per generare il cambiamento; nessuna azione è troppo piccola, nessuna offerta troppo umile. Come disse una volta Malcolm X, “Quando l”io” viene sostituito dal “noi”, anche la malattia diventa benessere”.

C’è così tanto lavoro da fare che è naturale sentirsi sopraffatti o insicuri su come, dove e cosa fare. Ecco alcuni consigli che possono aiutarti a iniziare a praticare Seva.

  1. Rifletti: Seva è più del volontariato o della carità, anche se entrambi sono inclusi. Seva, quando è radicato nel karma yoga, è un’azione che deriva dal nostro vero sé più intimo. Quando vediamo e conosciamo noi stessi e le intenzioni che stanno alla base e guidano le nostre azioni, i nostri modelli di risposta e reazione agli stimoli esterni e interni, stiamo praticando svadhyaya (studio di sé). Questa continua lucidatura del nostro specchio interiore può rivelare come ci presentiamo al mondo, all’interno delle nostre famiglie e nelle comunità. Svadhyaya può anche far luce su come vogliamo mostrarci, sull’impatto che vogliamo creare. Come praticanti di yoga, approfondiamo l’impatto delle nostre azioni, non solo le nostre intenzioni.
  2. Agisci: Nella Bhagavad Gita, Krishna spiega i principi del karma yoga: quando serviamo un altro in qualsiasi modo, e il servizio deriva dal nostro scopo più profondo, o dharma, allora è vero yoga. Quando agiamo senza alcuna aspettativa di risultato o conferma esterna, mantenendo l’equanimità attraverso le sfide, è vero yoga. Ci sono molti modi in cui possiamo farlo, tangibili e pratici. Possiamo fare volontariato e donarci a cause che ci sono care. Possiamo elevare e amplificare le voci di coloro che sono stati emarginati. Possiamo imparare e disimparare come contribuiamo ai sistemi di oppressione nelle nostre comunità locali. Possiamo vivere con leggerezza in modo da conservare, proteggere e onorare la Madre Terra. Possiamo continuare a essere cittadini coinvolti e avere conversazioni stimolanti con coloro che hanno opinioni diverse. Pratichiamo lo yoga nelle nostre azioni quando onoriamo l’ahimsa, “non dannoso”, mirando attivamente a ridurre i danni.
  3. Connetti: Seva è una manifestazione incarnata delle connessioni intrinseche che abbiamo l’uno con l’altro. Non è dare dal livello dell’ego (asmita), che Patanjali chiama uno degli ostacoli (klesha) alla vera liberazione del Sé. Seva viene dal cuore quando riconosciamo la nostra umanità condivisa, poiché riconosciamo la verità che quando qualcuno nella nostra comunità soffre, tutti noi soffriamo. Seva è un riconoscimento che la liberazione è uno sforzo collettivo e che, come esseri umani, abbiamo attivamente o passivamente contribuito, influenzato e/o beneficiato della nostra sofferenza collettiva. Lo yoga per definizione è una connessione profonda e Seva è radicato nella connessione piuttosto che nella separazione operata dal nostro ego.
  4. Abbandonarsi: quando dedichiamo i frutti del nostro lavoro a Dio e pratichiamo Ishvara pranidhana (abbandonarsi al Divino), è vero seva e vero karma yoga. In quanto esseri umani che vivono un’esperienza totalmente umana, è naturale per noi cercare amore e apprezzamento per le nostre azioni. Tuttavia, possiamo esercitarci a non essere attaccati al risultato delle nostre azioni. Possiamo esercitarci a cedere i nostri sforzi a qualcosa che è al di fuori del nostro guadagno personale, sia al Divino che a una causa più grande di noi stessi.

Il karma yoga è una rivelazione del nostro potenziale umano e dei nostri ruoli unici e diversi. Il nostro mondo, in questo momento, ha bisogno che tutti noi ci presentiamo, re-immaginiamo radicalmente un nuovo mondo e lavoriamo insieme per guarire dalla nostra sofferenza collettiva in modo che il nostro albero umano fiorisca, diventi più forte e rimanga radicato in tutta la sua umanità.

Nel Rig Veda, il più antico di tutti i Veda, la frase vasudhaiva kutumbakam racchiude magnificamente la premessa e la sensazione di fondo del Seva e del Karma yoga; significa “Il mondo è una famiglia”. Possano noi guarire e prosperare collettivamente insieme come un’ unica Famiglia Umana.